Donne siciliane: la ricetta per “fare territorio”

Le avevano cercate ovunque: nelle parrocchie, dal parrucchiere, nelle piccole associazioni del paese. Il volantino distribuito diceva a chiare lettere “Vi cerchiamo. Esperte di cucina da 50 anni in su”.

Oggi, coordinate dalla Chef Bonetta dell’Oglio, organizzano eventi, si occupano di formazione e viaggiano per il mondo allo scopo di far conoscere la millenaria tradizione enogastronomica del territorio di Menfi, fatta di prodotti contadini semplici ma portatori di un valore culturale inestimabile.

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Su circa 500 candidate ne sono state selezionate solo 25, esperte di cucina della tradizione scelte da Bonetta dell’Oglio in base alle loro diverse competenze, ma anche per il legame diretto che molte di loro hanno con la terra. “Sono le mamme e le mogli dei viticoltori dell’azienda siciliana Mandrarossa – come ci racconta Roberta Urso, responsabile Pubbliche Relazioni di questo marchio – donne che lavorano nell’agricoltura e depositarie di tradizioni centenarie”. Anche questo fa la differenza perché, come tiene a precisare Bonetta dell’Oglio, “non si può avere una buona cucina senza una buona agricoltura”.

L’intuizione del marchio Mandrarossa sta nell’aver puntato su persone che credono nel potenziale del territorio Menfitano, ma anche nel cercare di tessere una rete in cui, davanti agli obiettivi della comunità, la concorrenza ceda il posto alla capacità di fare impresa, e “fare territorio” – come puntualizza Nicola Napoli, rappresentante di Slow Food International.

Le 25 della Brigata di Cucina Mandrarossa, formate da Bonetta in figure specializzate, hanno poi coinvolto così i diciassette ristoratori di Menfi, invitandoli a sposare la cucina tipica del territorio per valorizzarne anche i prodotti. Questa rete ha coinvolto poi il sistema dell’accoglienza turistica Mandrarossa, teso a coordinare realtà ricettive diverse intorno alla necessità di comunicare il meglio che il territorio sa offrire ma, soprattutto, di rappresentare l’innato senso di ospitalità generosa della comunità contadina locale.

Lo dimostra il “Vineyard Tour”, l’evento da poco concluso, organizzato ogni anno da Mandrarossa in occasione della vendemmia, e ospitato per questa terza edizione in casa Palminteri. Case contadine, bagli delle famiglie locali e panorami campestri sono stati trasformati in rustici salotti per accogliere i ben 2000 appassionati venuti per la vendemmia, e per partecipare alle degustazioni dei vini Mandrarossa, ai laboratori enogastronomici e alle tante occasioni di svago di questo angolo di paradiso racchiuso tra vigneti e spiagge dorate.

La Brigata era lì, in prima linea. Sotto l’ombra di ulivi e pergole, le mani nodose non hanno smesso per ore d’impastare busiate fresche, condire pani di grano antico, farcire frittelle con crema di ricotta. Custodi degli antichi saperi delle cucine di casa, le signore di cucina sono anche inconsapevoli promotrici di principi moderni come km zero, biologico, sostenibilità, riuso, tutti concetti che applicano da sempre in maniera spontanea.

Molte di loro sono proprietarie di terre e coltivatrici, come Angela Alesi, presidentessa della Brigata e regina della “capolata” (una rarità del patrimonio gastronomico), ha più di settant’anni e non si annoia affatto. C’è poi Lucia Giovinco, che intreccia ancora le tradizionali “fascedde” di giunco per trasportare la ricotta fresca. C’è Damiana, la regina della pasta fresca, che ha preso il primo aereo della sua vita per recarsi con la Brigata fino in Germania; sempre presente nella cucina di Mandrarossa, orgogliosa del suo ruolo di comunicatrice internazionale di una cultura che ha respirato da sempre, ci racconta di come “finalmente, dopo tanti anni, i mariti hanno imparato a cucinare da soli”. Bonetta ce le presenta tutte: Francesca è la più giovane ma è anche la vice cuoca, braccio destro di Bonetta, poi ci sono ancora Lucia, Paola, Enza, Giusi e tante altre mani laboriose.

Mani attente a quello che lavorano e alle materie che scelgono, perché la materia prima è ciò da cui si deve partire: dai grani antichi, più nutrienti e digeribili di quelli in uso; dai prodotti meno coltivati come il carciofo di Menfi, per salvaguardare la biodiversità del territorio; dalla conoscenza diretta di produttori, allevatori e pescatori. Così i piatti di cucina Mandrarossa non sono mai gli stessi: seguono il ritmo delle stagioni e valorizzano i prodotti dei coltivatori coraggiosi che assecondano le specie autoctone infischiandosene del mercato.

Nascono così le Busiate di tumminia con pesce gattuccio spadellato, mandorle locali, zeste di limone e olio di nocellara del Belice, che i visitatori assaggiano accompagnate da un Vigna Lagano del 2012, il carpaccio di zucchina lagenaria ubriaca, con ripieno di robiola di capra girgentana abbinato all’ Urra di Mare del 2013, per finire con il budino di Cannella e gelsomino con croccante di mandorle, una rivocazione dell’antico “pezzo duro”, il più tradizionale dei gelati siciliani, assaporato con un Cala de Tufi 2012, un vino da meditazione, una ricchezza di sentori che si accavallano, per ricordare e riflettere su quanto ciò con cui ci nutriamo nutre anche la nostra coscienza, la nostra cultura, il nostro passato, ma anche il nostro futuro.


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3 Comments

  • valeria , 12 Settembre 2014

    Ci vuole tanto amore e passione per fare della buona cucina! Brava Simona bell’articolo!

  • Simona Cult , 16 Settembre 2014

    Grazie Valeria! Speriamo di continuare, con lo stesso amore e la stessa passione, anche a raccontarvi della nostra buona cucina e dei volti di chi ne perpetua le tradizioni

  • Simona Cult , 16 Settembre 2014

    Grazie Valeria! Speriamo di continuare, con lo stesso amore e la stessa passione, anche a raccontarvi della nostra buona cucina e dei volti di chi ne perpetua le tradizioni

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