Lo abbiamo detto più volte: ogni luogo, ogni angolo, anche il più nascosto, ogni città della nostra Isola ha un suo passato e una sua storia tutta da scoprire. Con esse anche i loro simboli rappresentativi. Oggi è il turno dello stemma ufficiale di Ragusa. E in questo l’araldica ci viene in aiuto con le sue definizioni tecniche che lo descrivono.
In origine era costituito da un’aquila su cui poggiava uno scudo d’argento alla croce di rosso (inteso come smalto araldico) e portante la Croce di San Giorgio, da sempre accostata anche alle città di Genova e Milano e portata in zona iblea dalle invasioni normanne.
Oggi si presenta invece costituito da uno scudo sannitico, o scudo francese moderno, di forma rettangolare con angoli inferiori arrotondati colorato di azzurro, su cui è raffigurata un’aquila definita al naturale (quindi del suo colore e non smaltato) beccata e rostrata d’oro che tra gli artigli tiene una cornucopia e un caduceo (bastone con due serpenti attorcigliati intorno a esso) anch’essi dorati.
Lo stemma è accompagnato da un cartiglio posto al di sotto dello scudo con sopra la scritta: “Crevit Ragusia Hyblae Ruinis”, locuzione latina che tradotta significa “Crebbe Ragusa sulle rovine di Ibla” e che ha un doppio significato: da un lato presenta orgogliosa le antiche radici della città e dall’altro l’orgoglio di poggiarsi sulle rovine lasciate da precedenti popoli. In più presenta la propria personale blasonatura che recita così: “d’azzurro, all’aquila al volo spiegato al naturale, beccata e rostrata d’oro, coronata dello stesso, tenete un caduceo in banda con la zampa destra e un cornucopia fruttifera in fascia con la sinistra entrambi d’oro”.