Vi starete sicuramente domandando: «Ma cu’ su i Malanova?».
“Eravamo quattro amici al bar, che volevano cambiare il mondo…” cantava così Gino Paoli in una sua canzone, ed è quello che ho subito pensato non appena mi son seduta in un bar insieme a dei musicisti di una band che di nome fanno “Malanova“.
Vi rispondo subito: sono un gruppo musicale Etno-folk siciliano.
Li ho conosciuti in una sera d’estate alla presentazione del loro secondo album. La loro musica mi ha subito rapita per la varietà dei suoni, per il loro bel sound folk e credetemi, stare fermi ai loro concerti è quasi impossibile. Tra una tazza bollente di thè (da perfetti siciliani un po’ british!) e dei buonissimi fichi secchi coperti di cioccolato, comincia l’intervista.
La prima domanda sembra quasi d’obbligo, ma è soprattutto la curiosità di sapere.
Perché chiamarsi proprio “Malanova”?
Nel dialetto siciliano il termine “malanova” indica “cattive nuove” ed è una espressione usata per augurare una brutta disgrazia nei confronti di qualcuno o di qualcosa. Mi risponde Pietro Mendolia, cantautore del gruppo, dicendomi che la scelta di questo termine ha come motivo quello di sfatare un luogo comune. Loro preferiscono l’accezione positiva del termine che significa “espressione di meraviglia, di stupore”. Lo stesso stupore che ha portato alla nascita del loro gruppo nel lontano 2001, mi racconta Pietro:
“Ci stupiva il fatto di come una terra stupenda ed ospitale come la nostra, che si trova alla migliore latitudine del mondo (poco più giù il deserto, poco più su la neve) ricca di storia, di bellezza e tradizione, baciata dal sole e bagnata dal mare (anche le montagne non sono da meno) vanta un clima e una cucina eccezionale, insomma “una terra impareggiabile” per dirla alla Quasimodo, debba ancora (purtroppo) vedere i suoi figli emigrare in cerca di lavoro. Ci stupiva allora e ci stupisce adesso.”
Hanno scelto la musica per raccontare la Sicilia e l’essere siciliani. Pietro mi racconta che Leonardo Sciascia usava distinguere due modi per sentirsi siciliano: “sicilitudine” e “sicilianità”.
Il primo modo richiama sentimenti, passioni, nostalgie verso una terra che incanta, dalla quale, malgrado le difficoltà, non ci si vorrebbe separare mai; invece il secondo modo rappresenta la parte peggiore del sentirsi siciliano. Sta a noi scegliere. Un suo amico scrittore, Giovanni Chiara, tempo fa gli disse che il ponte sullo Stretto di Messina esiste già ed è la nostra cultura, è l’arte… e anche la musica può esserlo.
La band, tutta Siciliana doc (sono tutti della provincia di Messina), è formata da Pietro appunto, voce e fondatore del gruppo insieme a Saba (Sabina Maiorana), voce storica del gruppo, Giovanni Ragno ai friscalètti siciliani, ciaramèlle, clarinetto e chalumeàu, Gabriella detta “Kenya” Fugazzotto al violino, Nunziatina Mannino al flauto traverso e dolce, Davide detto “Dado” Campagna, ai tamburi a cornice e talentuoso percussionista del gruppo, Pasquale Manna alla fisarmonica, Marcello Ulfo al mandolino, Gemino Calà Scaglitta ai flauti e zampogna a paru, Salvatore Spanò al basso acustico ed infine Antonio Bonaccorso al basso fretlesse.
I “Malanova” rappresentano un progetto di condivisione molto ampio in cui la musica ha un ruolo da protagonista. Saba mi racconta che l’utilizzo della nostra lingua madre, il dialetto siciliano, e l’utilizzo degli strumenti della musica popolare siciliana sono il tramite per la salvaguardia della nostra identità culturale che permettono di coniugare la musica con l’impegno sociale.
Per i Malanova la musica ha sempre rappresentato un mezzo.
Se ne servono per raccontare storie che traggono spunto dalla vita di tutti i giorni o da antiche leggende, o ancora da racconti della Tradizione Popolare Siciliana. Non hanno la pretesa di comunicare per forza qualcosa a qualcuno, né sono nate con intenzioni particolari, ma solo quello di tramandare modi di dire, storie, racconti, leggende, innamoramenti.
E qual è il modo migliore e diretto se non quello dell’uso della nostro dialetto?
Anche perché molte espressioni siciliane tradotte nella lingua italiana non rendono alla stessa maniera, perdono il loro lato comico o poetico. Linguaggi e parole si stanno via via perdendo nel tempo; molti non li conoscono ed il bello della loro musica sta proprio in questo: tramandare tradizioni.
Pietro ci racconta le peculiarità del gruppo:
“L’idea di partenza è stata quella di proporre musiche e canti completamente inediti, di nuova composizione e di avere come unico denominatore comune: il dialetto siciliano e gli strumenti musicali della nostra tradizione, senza tralasciare il sapore di musica nuova, che sapesse parlare ai giovani. Questo perché l’intento è da sempre stato quello di interessare con le nostre canzoni soprattutto i nostri giovani, perché ad essi è affidato il destino di questa bellissima martoriata terra di Sicilia e il modo migliore era farlo nella nostra lingua madre. Si possono considerare fotografie, istantanee di momenti di vita e come tali raccontano di passioni, nostalgie, amori, dolori, allegrie…”
I Malanova, come ogni gruppo di musica folk che si rispetti, hanno iniziato suonando alle sagre di paese, e da lì è partito un enorme giro tra numerosi eventi e manifestazioni.
In questo momento Pietro lascia trasparire senza vergogna un po’ di emozione con queste parole:
“Sapete, quelle occasioni in cui voi credete di suonare e i vostri parenti e amici stanno sotto al palco fino alla fine del concerto, comprando tutti i panini al pomodoro della bancarella affinché il comitato organizzatore possa riuscire a pagarvi almeno le spese del viaggio? Beh, noi veniamo dalla campagna e anche se negli anni abbiamo avuto la possibilità di partire, alla campagna amiamo tornare, sempre”.
Bellissime parole che davvero rendono l’idea di come questa band sia legata alla propria terra senza dimenticare mai le proprie origini. E siamo fieri esistano persone del genere.
La particolarità dei Malanova è stata sempre quella di partecipare a numerose rassegne di musica etnica e folk, distinguendosi per l’esclusivo utilizzo degli strumenti musicali.
A loro solitamente non piace partecipare a gare dove si vince qualcosa, preferendo eventi dove si possa condividere passione e musica.
Nella loro bacheca comunque i premi non mancano:
il 1° posto al folk festival “Emigrantimmigrati – Mediterraneo sonoro 2006″ di Paola (CS), “Terre in Moto 2007” di Apice Vecchia (BN) e “Premio Rosa Balistreri 2007” di San Giovanni La Punta (CT).
Il 2° premio al “Sonica Tour Sicilia 2002“, al “Band it Musica d’Autore” di Milazzo (ME) e al “Castel Raniero – Musiche nelle Aie 2008” di Faenza (RA). Sono stati ospiti all’“Etnitalia” di Radio Vaticana, di uno speciale di “Demo” di Radio Uno Rai e finalisti “Demofest 2007” a Lamezia Terme.
Nel 2010 sono stati ospiti a “Sanremo Millecolori – Prima Rassegna della canzone nelle lingue regionali d’Italia”, al festival di musiche dal mondo della Calabria Grecanica “Paleariza” in Bova Marina, ed infine al festival nazionale di Musica Popolare “Musicultura” a Macerata.
Hanno anche vinto il “Folkonfest 2012” di Casal Monferrato (AL).
Ma i Malanova si son fatti conoscere anche all’estero e mi raccontano con molto piacere un po’ nostalgico di ricordi piacevolissimi, quali quello del 2012 in Inghilterra, ospiti all’Istituto di Cultura Italiana di Londra per un evento organizzato in collaborazione con il British Museum. Esperienza indelebile, mi racconta Pietro, orgogliosi di aver portato un po’ di calda Sicilia nella fredda e grigia capitale inglese.
Fino ad ora hanno realizzato due album con l’etichetta musicale toscana RadiciMusic.
Nel 2008 nasce il primo album: “Non jàbbu e non maravigghia”. Tutto rigorosamente in acustico, le canzoni sono piccole storie di vita quotidiana accompagnate dai suoni tipici du friscalettu, da ciaramedda e del mondo come il djèmbè e tanti altri. L’album ha ricevuto ottime recensioni dalle più autorevoli riviste di musica etnica, ricevendo il premio musicale Lira Gillar dalla rivista svedese Lira e inserento nella lista dei cinque più grandi eventi musicali del 2010.
Nel 2011 arriva il secondo album “A testa o giòcu” ed è una sorta di concept album e prosegue idealmente il percorso del primo. Le tredici canzoni ruotano attorno alla vita du paisi, con le sue tragicomiche vicende, i suoi personaggi e i luoghi comuni. All’album parteciparono poeti dialettali, cantastorie, musicisti e attori di teatro. La copertina del disco è opera di Marco Soldi, famoso disegnatore di fumetti tra i quali Dylan Dog e Julia. Non mancano anche per il secondo album recensioni positive, classificandosi al secondo posto come miglior disco etno-folk del 2011 al “Premio italiano Musica Popolare Indipendente” e nel gennaio 2014 si aggiudica il “Disco del mese” dal magazine belga di musica folk “Le Canard Folk “.
Progetti per il futuro?
Sì. Prima della fine di questa estate uscirà il loro terzo album accompagnato da un libro e video che racconteranno in musica, parole ed immagini, 12 tradizioni, storie e leggende legate al territorio della provincia del messinese. Oltre ai suoni tradizionali siciliani i 12 brani, saranno accompagnati da altri suoni isolani e piemontesi come la ghironda del Piemonte e i launeddas della Sardegna. La copertina sarà sempre opera di Marco Soldi e il libro che accompagnerà il cd raccoglierà i 12 racconti delle tradizionali storie e leggende messinesi. Le immagini (circa 50 dipinti) sono stati realizzati da artisti di tutta Italia. L’album sarà anche accompagnato da un DVD dove saranno presenti videoclip di alcune canzoni e il meglio del backstage. I dipinti diventeranno itineranti per scuole e associazioni culturali o a chi ha il piacere di ospitarli perché, come mi dice Pietro:
“Dobbiamo educare i nostri ragazzi “al bello” della nostra storia, della nostra cultura siciliana”.
Insomma un bel materiale per i loro fan.
Difficoltà economiche i Malanova ne hanno passate e tutt’ora ne passano. Ma questo non li ha scoraggiati, anzi al contrario, li hanno stimolati al dare sempre il meglio di sé.
Non si arrendono facilmente e con l’aiuto dei tanti amici che collaborano con loro, sparsi in tutte le parti del mondo, il loro progetto va avanti con successo, conferendo una caratteristica unica: ognuno di essi ha messo la sua passione per l’arte e per la vita. A noi non resta che aspettare il loro prossimo cd e consigliarvi di ascoltare qualche loro canzone.
La mia preferita è “Rosa senza spina”!
C’è nà rrusulìdda un ciùri cu lu cori ‘nduluràtu
rròsa russa com’amùri chi amùri mai ha truvàtu
frisca comu l’acqua i mari ‘mmenzu a lu sintèri stà
cu la voli ciauriari ferma e dopu si nni và.
Pagina Facebook: www.facebook.com/pages/MALANOVA
Sito Ufficiale: www.malanova.org
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